Tab Article
«Ed è la musica, la musica ribelle, che ti vibra nelle ossa, che ti entra nella pelle, che ti dice di uscire, che ti urla di cambiare, di mollare le menate, e di metterti a lottare». Questo il refrain, divenuto subito celeberrimo, usatissimo come sigla, jingle o stacchetto in tante radio libere, addirittura un inno generazionale: la canzone è di Eugenio Finardi, allora ventiseienne, incisa nel 1976 per la Cramps Records. E Musica ribelle è il titolo di questo libro perché i due termini - 'musica' e 'ribelle' - riassumono assai bene l'obiettiva novità in fatto di suoni giovanili che si dipanano lungo gli anni '70 (1970/1980), attraverso stili, generi, filoni, movimenti, spesso fra loro distanti sul piano delle idee, delle qualità, delle problematiche, delle forme, ma tenuti 'insieme' dagli ascoltatori per un comune obiettivo: vivere, mediante il linguaggio delle sette note, il sogno di una ribellione assoluta, che andasse persino al di là della politica, della società, della persona, dell'arte. E in effetti, mai come negli anni '70 (o Seventies all'americana) del XX secolo, viene offerto un panorama così vario, colorato, versatile, cangiante di situazioni musicali ribelli (e ribellistiche) anche dietro e davanti alle apparenze, rispetto a 150 anni di attività di scuole, estetiche, tendenze rock, pop, folk, jazz, nel segno dello spartito, del disco, del concerto, della registrazione sonora.